Ogni giorno ha la sua pena (Vangelo secondo Matteo) e ogni giorno ha la
sua celebrazione, oggi è la Giornata mondiale della nutrizione domani è
la Giornata nazionale della Dieta mediterranea (riconosciuta
dall'Unesco). È l'occasione scelta dall'Osservatorio Waste Watcher di
Last Minut Market per presentare i risultati di una ricerca a campione.
Dice Andrea Segrè, che coordina l'Osservatorio ed è docente di politica
agraria all'università di Bologna: «Un italiano su tre (33%) dichiara di
praticare la Dieta mediterranea nel quotidiano e un italiano su due
(52%) almeno parzialmente, per un totale di 85% di cittadini che hanno
presente il significato del «mangiare mediterraneo» e improntano, del
tutto o in parte, la loro alimentazione ai parametri di questa dieta». Il rapporto registra anche le abitudini alimentari: un italiano su tre (29%) ha ridotto il consumo di carne, mentre il 39% dei cittadini ha aumentato il consumo di verdura e legumi o abbracciato le regole del regime nutrizionale mediterraneo. Aggiunge Segrè: «I nostri studi dimostrano che il modello agro-nutrizionale mediterraneo (cereali, ortofrutta, olio…) ha un impatto ambientale assai ridotto: il consumo di acqua è pari a 1.700 metri cubi pro capite rispetto ai 2.700 del modello anglosassone (grassi, carne…), il che conferma la sostenibilità della Dieta mediterranea, sia dal punto vista della produzione che del consumo». Tutto bene dunque? Non proprio se si considera che nel biennio 2017-2018, l'Istat ha stimato circa 2 milioni e 130 mila bambini e adolescenti in eccesso di peso, pari al 25,2% della popolazione di 3-17 anni (28,5% nel 2010-2011). Le percentuali sono particolarmente elevate in Campania (35,4%), Calabria (33,8%), Sicilia (32,5%) e Molise (31,8%). Quindi il fenomeno si è ridotto ma rimane rilevante. E forse queste due giornate, per essere veramente utili, dovrebbero parlare di obesità, dei suoi pericoli e del suo costo sociale. © Riproduzione riservata |
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